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La proposta del governo per la ripartenza del mondo del lavoro

— Lavorare meno lavorare tutti

Da qualche giorno si parla di modello tedesco di riduzione dell’orario di lavoro per la ripresa delle attività lavorative post Covid-19, proposto dalla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, al fine di evitare licenziamenti in massa, con l’ambizione di mantenere la parità di salario.

Il modello tedesco di cui si parla, il c.d. Kurzarbeit (letteralmente “lavoro breve”), dovrebbe permettere di evitare, in un momento di grande crisi, l’aumento della disoccupazione.

Questo modello prevede, di norma, un intervento temporaneo nei confronti di tutti o di una parte soltanto di un’azienda in crisi, che interviene sulla riduzione oraria della prestazione lavorativa e prevede che la differenza retributiva venga finanziata dallo Stato.

In questo modo, l’azienda in crisi potrà evitare di licenziare alcuni suoi dipendenti e mantenere inalterati livelli produttivi e conservare le professionalità presenti in azienda.

Questo modello di contenimento della crisi aziendale è volto a ridimensionare gli effetti sociali dell’aumento della disoccupazione ed in questo momento, viene utilizzato per affrontare l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle imprese tedesche.

In Italia, in realtà esiste già un ammortizzatore sociale simile al Kurzarbeit, ossia i contratti di solidarietà, in tutte le sue forme (difensivi ed espansivi, quest’ultimo sostituito dai contratti di espansione), strumenti già noti dagli anni 80′ e rivisitati dal Jobs Act.

I contratti di solidarietà sono accordi collettivi aziendali stipulati con i sindacati maggiormente rappresentativi sul piano nazionale (la cui efficacia si estende anche nei confronti di lavoratori non aderenti ai sindacati), volti a fronteggiare le situazioni di esubero del personale, così da evitare riduzioni di personale o assumere nuovo personale riducendo l’orario dei lavoratori in forza.

I contratti di solidarietà espansiva, in particolare, sono il modello che più si avvicina a quello tedesco, anche se difetta nella previsione di un valido supporto volto a fronteggiare la perdita del salario corrispondente alla riduzione di orario.

Negli ultimi anni, però, una proposta di legge del Prof. Piergiovanni Alleva presentata al Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna, ha ridato nuova linfa ai contratti di solidarietà espansivi come strumento di riduzione della disoccupazione.

Invero, tale proposta di legge, rimasta ancora tale, prevede l’adesione volontaria dei dipendenti alla riduzione oraria del 20% del monte ore mensile, con garanzia di mantenere invariata la retribuzione tramite forme di welfare aziendale.

In questo modo, ogni 4 adesioni volontarie di riduzione oraria si verrebbe a creare un nuovo posto di lavoro, integrandosi con le esigenze di tutti i lavoratori per le più disparate necessità (familiari, anagrafiche, ecc), nonché trovare un valido bacino per l’uscita dalla disoccupazione cronica di parte della popolazione che magari usufruisce del reddito di cittadinanza.

Questa proposta di legge, è stata apprezzata da molti partiti ma tenuta ancora ferma ai nastri di partenza, e la Ministra del Lavoro Catalfo, che la conosce molto bene, ha sicuramente preso spunto dall’idea di Alleva per proporla al tavolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, come misura utile in questo periodo di grave crisi economica e lavorativa.

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