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La tutela della salute e sicurezza sul lavoro dei Riders

— Safe & Healthy Food

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro dei Riders

Il tema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro dei riders in tempi di COVID-19, è diventato argomento di dibattito pubblico nonché di discussione nelle aule di diversi tribunali italiani.
L’attività di consegna a domicilio di cibo d’asporto e altri prodotti è stata ritenuta attività essenziale e ha consentito ai riders di poter proseguire nelle loro prestazioni in favore delle piattaforme di food delivery, ad eccezione di alcune regioni – come la Campania – ove è stato previsto lo stop anche per queste attività.
Purtroppo, è stato più volte pubblicamente evidenziato dai mass media e dagli stessi riders in servizio, lo scarso supporto delle società di food delivery in tema di fornitura di DPI, in quanto questi lavoratori sono esposti ad un grave rischio di contagio nonché di propagazione del virus tra l’utenza che utilizza le piattaforme di food delivery.
Questi aspetti legati alla scarsa considerazione della tutela della salute dei riders, fanno il pari con la scarsa considerazione che gli stessi avevano in tema di sicurezza sul lavoro sino all’introduzione dell’obbligo della copertura assicurativa INAIL, introdotta con l’intervento della legge n. 128/2019.
Le segnalazioni delle sigle sindacali e dei rappresentanti dei riders sin dai primi giorni del “lockdown”, rimaste inascoltate, sono arrivate direttamente nelle aule di diversi tribunali.
Il primo Tribunale ad esprimersi in favore dei riders è stato quello di Firenze, in cui il giudice del lavoro assegnato al procedimento cautelare e d’urgenza instaurato, ha condannato una delle più famose piattaforme a consegnare al ricorrente i seguenti dispositivi di protezione individuale: mascherina protettiva, guanti monouso, gel disinfettanti e prodotti a base alcolica per la pulizia dello zaino.
Subito dopo, anche un altro giudice della sezione lavoro del Tribunale di Bologna, ha condannato una grande piattaforma di food delivery a consegnare i dispositivi di protezione individuale al rider ricorrente.
Chiaramente questi provvedimenti emessi a favore del solo rider promuovente l’azione, dovrebbero avere valore anche nei confronti di tutti gli altri colleghi, anche al fine di scongiurare numerosi contenziosi e relative condanne alle spese legali a carico delle società di food delivery, moltiplicate per ogni riders che avrebbe diritto a promuovere azioni giudiziarie dello stesso tipo.
Purtroppo, così non è stato ed in alcune città, come ad esempio Bologna, il comune è intervenuto con la distribuzione di mascherine a tutti i riders operanti sul territorio comunale.
Non da ultimo, le segnalazioni dei riders hanno portato all’apertura di un fascicolo di indagine da parte della Procura di Milano e successiva ispezione dei carabinieri nel Nucleo ispettorato del lavoro presso le sedi legali ed operative di quattro piattaforme di trasporto e consegna di cibo.
Le rivendicazioni dei riders, in tempi di emergenza sanitaria e di riconoscimento della natura essenziale dell’attività prestata, si muovono anche su altri campi, in particolare sul fronte retributivo e su quello della reale qualificazione di lavoratori subordinati alle dipendenze delle società di food delivery.
L’emergenza sanitaria ha accelerato i tempi e la maturazione di una problematica sociale che non può essere ulteriormente rimandata, soprattutto se è in gioco la salute di una categoria considerata centrale ed essenziale nella nostra economia e nella nostra società.

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