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Su Pillole Legali abbiamo affrontato più volte il dibattito sul tema della tutela dei diritti dei lavoratori del food delivery, i c.d. riders.

La fattispecie è di particolare interesse per gli addetti del settore relativamente all’inquadramento giuridico di tali risorse lavorative, ovvero se essi siano lavoratori autonomi o veri e propri lavoratori subordinati.
La centralità della loro attività durante il primo lockdown sino ad essere inseriti tra le attività essenziale, ha permesso di accendere i riflettori sulle problematiche riguardanti la categoria.

Cosa è cambiato per i riders dopo il primo lockdown?

Sostanzialmente il primo lockdown non ha modificato i regimi di tutela minimi riconosciuti dalla legge e parzialmente applicati dalle piattaforme di food delivery.
I sindacati dei riders hanno trovato maggiore forza per rivendicare diritti e pretendere maggiori garanzie e tutele.
Ha destato particolare attenzione in questo periodo, il commissariamento dei vertici della piattaforma “Uber Eats” per caporalato, anche perché tale contestazione di fattispecie di reato ne sottolinea la gravità della situazione nonché la necessità di un intervento repentino da parte del legislatore.
È stato infine sottoscritto il primo contratto collettivo applicabile ai riders, ma tale accordo è stato fortemente contestato dalle parti sociali e dall’opinione pubblica.

Ma il contratto collettivo sottoscritto tra Assodelivery ed il sindacato UGL,

può essere considerato un passo in avanti nella tutela dei diritti dei riders?

Il contratto collettivo sottoscritto tra l’associazione che raggruppa le piattaforme di Food Delivery e l’UGL, unico sindacato aderente, è stato definito e ribattezzato come “contratto pirata”.
Tale accordo collettivo non può essere sicuramente considerato rappresentativo della categoria ed è stato fortemente contestato dalle altre sigle sindacali in quanto palesemente a favore delle aziende aderenti alla Assodelivery e per nulla aderente alle richieste di maggior tutela assistenziale e retributiva che giunge dalla base dei lavoratori del settore.

Quali saranno le azioni utili alle rivendicazioni dei riders?

In primo luogo, i tavoli di contrattazione sindacale andranno avanti ad oltranza finché non verranno adeguati gli standard di tutele economiche richieste e lavorative pretese.
Buona parte della partita in corso, si giocherà nelle aule dei giudici del lavoro chiamati a decidere sull’accertamento della natura subordinata del rapporto di lavoro intercorso tra i “fattorini” e le piattaforme digitali.
Molto dipenderà, in ogni caso, dalle aperture delle stesse piattaforme in favore dei riders, al fine di tutelare il proprio business e l’immagine reputazionale agli occhi dell’utenza.
In quest’ottica interpretativa può essere letto l’annuncio di Just Eat, che da gennaio 2021 ha deciso di assumere i riders – anche in Italia come fa già in altri paesi – come dipendenti subordinati e non più come lavoratori autonomi e co.co.co.

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